- PSICOTERAPIA
Disturbi Alimentari
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Cosa sono i disturbi alimentari?
Si parla di disturbi alimentari quando viene compromessa la possibilità di approcciarsi all’alimentazione in modo più o meno “normale” e di vivere il momento del pasto come un momento legato alla quotidianità.
Il cibo si carica di significati profondi: si può odiarlo e rifiutarlo perché, ad esempio, non ci si sente amati; oppure si può amarlo e ingerirlo in maniera insaziabile perché si ha fame di calore e affetto, per colmare un vuoto d’amore.
Cosa accade nel cervello in caso di disturbi alimentari?
In caso di disturbi alimentari l’area ipotalamica regola la produzione e la circolazione di dopamina, che induce benessere e appagamento generali. La dopamina viene prodotta quando si prova piacere.
Il piacere viene alimentato dall’eros e dal cibo, ma se l’amore latita è il mangiare che ne fa le veci, con il rischio di trarre in inganno il cervello, creando così, con le abbuffate voraci o con l’astinenza, l’anoressia o la bulimia che opprimono corpo e mente.
Anche l’incapacità di sentire e di esprimere liberamente le proprie emozioni prepara il terreno all’insorgere del disturbo alimentare.
Quando si è insicuri, non ci si vuole bene o si è molto sensibili al giudizio altrui, il cibo può diventare una compensazione, un rifugio dell’anima oppure il nemico numero uno. Nelle famiglie in cui il padre ha rinunciato al suo ruolo forte, autorevole e le frustrazioni necessarie allo sviluppo vengono risparmiate, il senso di noia e di vuoto per una vita senza difficoltà o conquiste da realizzare aumenta l’identificazione con modelli vacui proposti dalla società.
Bombardati da pubblicità e televisione, dal messaggio che per essere belli e avere successo bisogna essere magri, adolescenti e persone mature coltivano l’ossessione della magrezza, della trasparenza, a costo di non mangiare quasi nulla.
In passato si reputava che i disturbi alimentari colpissero prevalentemente il sesso femminile, oggi sappiamo che sono diffusi anche tra i maschi.
Forti aspettative da parte dei genitori, (ad esempio in relazione ai risultati scolastici), possono provocare perfezionismo, che è uno dei fattori predisponenti.
Le cause di questi disturbi sono complesse.
Tra le cause psicologiche, fondamentale importanza hanno vissuti dolorosi e traumatici del passato, come pure le carenze che un bambino ha vissuto quando i suoi bisogni non sono stati soddisfatti dai genitori (bisogno di protezione, vicinanza, sintonizzazione emotiva, amore incondizionato, ecc.)
Tipi di Disturbi Alimentari
Le tre forme principali sono:
anoressia, bulimia e sindrome da alimentazione incontrollata.
Il rapporto con il cibo è molto complesso nelle più svariate forme e sfaccettature, e talvolta risulta molto difficile etichettarlo in una categoria specifica.
Tuttavia, il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) ne distingue diverse tipologie:
1) Anoressia Nervosa: L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da un’intensa paura di aumentare di peso e da una percezione distorta del proprio corpo.
Le persone affette da questo disturbo tendono a ridurre drasticamente il consumo di cibo, spesso limitando i pasti e controllando strettamente le calorie.
Questo comportamento può portare a una perdita di pesp importante e a gravi problemi fisici.
2) Bulimia Nervosa: La bulimia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi ricorrenti di ingestione eccessiva di cibo seguiti da comportamenti compensatori per evitare il guadagno di peso.
Le persone affette da bulimia spesso vivono un senso di perdita di controllo durante gli episodi di abbuffata, durante i quali consumano grandi quantità di cibo in un periodo di tempo relativamente breve.
Questi episodi sono spesso accompagnati da sentimenti di colpa, vergogna e disgusto.
Dopo l’abbuffata, le persone con bulimia cercano di compensare l’eccesso calorico attraverso comportamenti come il vomito autoindotto, l’uso eccessivo di lassativi o diuretici, il digiuno estremo o l’esercizio fisico intenso.
A differenza dell’anoressia, le persone con bulimia possono avere un peso corporeo relativamente normale, ma possono ancora soffrire di preoccupazioni intense legate al proprio aspetto e al peso.
3) Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder): Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata, noto anche come Binge Eating Disorder (BED), è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate incontrollate, durante i quali la persona consuma grandi quantità di cibo in un breve lasso di tempo, spesso senza provare fame reale.
A differenza della bulimia, le persone con BED non adottano comportamenti di eliminazione del cibo, come il vomito o l’uso eccessivo di lassativi, per compensare l’eccesso calorico.
Durante gli episodi di abbuffata, le persone con BED sperimentano spesso una sensazione di perdita di controllo, durante la quale non riescono a smettere di mangiare nonostante il desiderio di farlo.
Dopo l’episodio di abbuffata, possono provare sentimenti intensi di colpa, vergogna e disagio per il loro comportamento alimentare.
4) Pica: Il Disturbo Pica è un disturbo alimentare caratterizzato dalla tendenza persistente e incontrollabile di consumare sostanze non alimentari o materiali non nutritivi, senza che siano parte della pratica culturale o socialmente accettata.
Queste sostanze possono includere materiali come terra, gesso, capelli, carta, vernice, lana e molto altro.
Il comportamento è al di là della normale esplorazione infantile, ed è spesso inappropriato per l’età dello sviluppo della persona coinvolta. Questo disturbo è più comune nei bambini, specialmente nei bambini piccoli, ma può persistere anche nell’età adulta.
5) Disturbo di Ruminazione: il Disturbo di Ruminazione è un disturbo alimentare relativamente raro che coinvolge il rigurgito ripetuto di cibo, spesso poco digerito, senza nausea o disagio associato.
Dopo il rigurgito, il cibo può essere nuovamente masticato, inghiottito o sputato.
Questo disturbo è più comune nei neonati e nei bambini piccoli, ma può verificarsi anche in adolescenza o nell’età adulta.
6) Il Disturbo Evitante/Restrittivo dell’Assunzione di Cibo: Il Disturbo Evitante/Restrittivo dell’Assunzione di Cibo (Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder, ARFID) è un disturbo alimentare caratterizzato da una notevole limitazione nell’assunzione di cibo a causa di preferenze alimentari estremamente selettive, sensibilità alle caratteristiche sensoriali degli alimenti, preoccupazioni per il rischio di soffocamento o avversione verso determinate consistenza.
A differenza di altri disturbi alimentari come l’anoressia nervosa o la bulimia nervosa, nell’ARFID il focus non è sull’immagine corporea o sul peso, ma piuttosto sulla natura stessa degli alimenti
Le persone con ARFID possono evitare interi gruppi di cibi, spesso eliminando cibi di consistenza specifica (come quelli molli o viscosi), colori o odori particolari. Queste restrizioni alimentari possono portare a carenze nutrizionali e al deterioramento della salute.
Il Disturbo ARFID è più comune nell’infanzia e nell’adolescenza, ma può persistere anche in età adulta.
5 consigli utili per i pazienti affetti da Disturbi Alimentari e per i loro familiari
Forniamo cinque consigli utili, che non vanno però assolutamente presi come sostituzione all’aiuto esperto di uno Psicoterapeuta e alla complessità e alla profondità di un percorso psicoterapeutico, sia per coloro che soffrono di un disturbo alimentare, sia per le loro famiglie.
Consigli per i pazienti:
- Rivolgersi a un professionista della salute mentale: il primo e più importante passo è cercare l’aiuto di uno specialista esperto nei disturbi alimentari. Rivolgersi ad uno psicoterapeuta potrebbe essere il modo migliore per riconoscere di avere un problema ed iniziare ad acquisire strumenti e conoscenze per affrontare al meglio il proprio disturbo.
- Sviluppare consapevolezza corporea e alimentare: imparare a riconoscere i segnali di fame e sazietà può aiutare a stabilire un rapporto più sano con il cibo. La pratica della consapevolezza corporea, ad esempio attraverso la mindfulness, può favorire una più complessa capacità di introspezione e di autoregolazione. Inoltre, essere consapevoli del proprio corpo, sebbene non in tutti i disturbi alimentari ci sia un aumento o una diminuzione del peso, può essere cruciale nell’accettazione della presenza di un disturbo.
- Praticare l’accettazione: i disturbi alimentari sono spesso accompagnati da emozioni spiacevoli come vergogna, rabbia, senso di colpa, ansia, disgusto, e da pensieri negativi su sé stessi. È molto importante imparare a riconoscere che le emozioni e i pensieri sono parte integrante del disturbo, ma hanno un inizio, una durata, ed una conclusione, e non ci identificano. Noi non siamo le nostre emozioni. Noi non siamo i nostri pensieri. Cerchiamo di riconoscerli senza giudizio e di accettarli.
- Creare una rete di supporto sociale: coinvolgere amici fidati o familiari nelle sfide della guarigione può fornire un supporto emotivo fondamentale. Condividere le proprie esperienze e le proprie emozioni può alleggerire il peso dell’isolamento.
- Coltivare passioni e interessi: dal momento che i pensieri legati al cibo e le emozioni spiacevoli ad essi legati possono occupare gran parte delle giornate di chi soffre di questi disturbi, è importante riflettere sulla pienezza della propria vita, sugli interessi e le passioni che ci definiscono e ai quali stiamo rinunciando, e provare a riprendere alcune delle attività più significative.
Consigli per le Famiglie:
- Educarsi sui disturbi alimentari: acquisire una conoscenza approfondita dei disturbi alimentari è essenziale. Informarsi su sintomi, cause e trattamenti può aiutare a fornire il supporto giusto.
- Comunicazione empatica: mantenere una comunicazione aperta e rispettosa con il familiare affetto da un disturbo alimentare è cruciale. Evitare giudizi e ascoltare attivamente può favorire una relazione di fiducia.
- Partecipare al processo di guarigione: coinvolgersi nel trattamento può dimostrare il proprio impegno nel percorso di recupero. Partecipare a sedute terapeutiche (qualora ce ne fosse bisogno) o ad appuntamenti medici può essere un segno tangibile di supporto.
- Promuovere un rapporto positivo con il cibo: evitare commenti negativi sul cibo, sull’aspetto o sul peso corporeo. Favorire un approccio equilibrato all’alimentazione può contribuire al benessere.
- Essere pazienti: i disturbi alimentari richiedono tempo per il recupero. Essere pazienti, comprensivi ed empatici durante il percorso di guarigione è di vitale importanza.
I disturbi alimentari sono sfide complesse che richiedono un approccio olistico al trattamento. Riconoscere i segnali precoci, cercare aiuto professionale e coinvolgere la famiglia possono svolgere un ruolo fondamentale nel processo di guarigione.
A chi rivolgersi in caso di disturbi alimentari nella zona di Padova
Se si ha il sospetto che un familiare abbia un problema alimentare, è opportuno rivolgersi immediatamente a uno specialista per intraprendere una terapia.
L’intervento psicoterapico rappresenta il vero cardine della terapia dei disturbi alimentari in quanto consente di rimuovere le cause del disturbo e di acquisire le risorse necessarie ad affrontare le paure, modificare atteggiamenti mentali e abitudini sbagliate così da poter gestire efficacemente la propria vita.
Al centro di Psicologia e Psicoterapia Nastasi di Padova operano psicoterapeuti altamente specializzati nelle terapie volte a risolvere i disturbi alimentari.
La mia era proprio diventata una strada continuamente in salita. Ho sempre avuto la tendenza ad ingrassare: mangiavo troppo ed ero in uno stato di forte stress lavorativo. Ho cercato di seguire diete, più o meno bilanciate, ma poi, in un modo o nell’altro, mi ritrovavo a riprendere (con gli interessi) i chili che avevo perso.
Mi sono decisa a chiedere aiuto al Centro Nastasi ed è stata, per me, la svolta.
Con tanta attenzione e sensibilità la Dr.ssa Basile mi ha aiutata a capire quali erano le cause profonde del mio comportamento e le abbiamo affrontate.
A conclusione della terapia sono riuscita non solo a perdere il peso che desideravo, ma a conquistare una tranquillità interiore, a rapportarmi con lo stress, sia sul lavoro che a casa, in maniera nuova. Oggi conduco una vita rilassata e, con gioia, ho portato il mio guardaroba in sartoria, finalmente, a farlo stringere. Grazie!